La Legge del più forte
rubrica mensile a cura di Luca Picotti
Con dpcm 16 giugno 2023, il governo italiano ha esercitato i poteri speciali del golden power nell’operazione avente ad oggetto il rinnovo del patto parasociale di Pirelli tra il socio cinese e quello italiano. È una vicenda su cui vale la pena soffermarsi, perché offre un’infinità di spunti di riflessione: troviamo il raffronto tra il mondo di ieri (2015) e il mondo di oggi (2023), la corsa agli armamenti giuridici, la sempre più accesa competizione con la Cina, la centralità strategica delle tecnologie, la prevalenza della sostanza (la notifica del patto parasociale) sulla forma (la notifica dovrebbe riguardare acquisizioni o atti dell’impresa), l’ingerenza delle condizioni. Un caso da manuale.
1. 2015: l’economia sopra la politica
Nel 2015 i cinesi, riconducibili a ChemChina/Sinochem, entrano nel capitale di Pirelli acquisendo una quota di maggioranza relativa. L’operazione, al tempo, fu considerata, se non proprio positivamente, comunque come un auspicabile apporto di capitale necessario e risorse aggiuntive. Dopotutto, l’Italia stava uscendo a fatica dal combinato disposto della crisi finanziaria prima e dei debiti sovrani dopo, sicché ogni investimento straniero appariva come una boccata d’ossigeno per l’economia del paese, nonché per società, come ad esempio Pirelli, non in buona salute. Nessuna seria preoccupazione, invece, in termini di sicurezza nazionale. Dopodiché, anche ove mai vi fosse stata da parte dei vertici italiani qualche preoccupazione di carattere strategico, lo strumento giuridico a controllo degli investimenti esteri, il golden power, non avrebbe potuto, nemmeno astrattamente, essere utilizzato. Infatti, nel 2015 la disciplina aveva ancora una dimensione circoscritta, se non proprio embrionale: introdotta nel 2012 (d.l. 21/2012) ed entrata in funzione nel 2014, la normativa prevedeva solo pochi settori strategici, ossia sicurezza e difesa nazionale all’art. 1, comunicazioni, trasporti ed energia all’art. 2 (in sostanza, le reti infrastrutturali). Pirelli era una società operante nel settore automobilistico e, in particolare, nella produzione di pneumatici; dunque non poteva in nessun modo essere ricompresa nel raggio di applicazione del golden power. In definitiva, il takeover del 2015 va in porto, accolto con entusiasmo sul lato economico e comunque senza interferenze a livello di controllo statale, e Pirelli si trova ad avere una governance ruotante attorno a due soci principali: i cinesi di Marco Polo International Italy, dietro a cui vi è Sinochem, con il 37,01%, e Camfin, riconducibile a Marco Tronchetti Provera, con il 14,01%. Ad orchestrare la vita dell’impresa, un patto parasociale tra il socio cinese e quello italiano.
2. 2023: la corsa agli armamenti giuridici
Nel 2023 il mondo è cambiato. Per quanto concerne il panorama internazionale, Pechino, che con l’ascesa al potere di Xi Jinping ha assunto una postura decisamente più assertiva a livello geopolitico, è diventata una rivale sistemica per gli Stati Uniti e, di riflesso, anche per gli europei. Sul fronte delle normative protettive, vi è stata – proprio per inseguire uno scacchiere globale sempre più turbolento – una vera e propria corsa agli armamenti giuridici: tutti i paesi hanno rafforzato le proprie normative (dall’Italia con il golden power agli Stati Uniti con il Cfius) e chi non aveva mai adottato tali strumentari li ha introdotti ex novo; si pensi che in Unione europea nel 2015 nemmeno la metà dei paesi membri disponeva di normative protettive in tema di investimenti esteri, mentre nel 2023 quasi tutti vantano tali armi giuridiche (salvo alcuni, come Cipro e Bulgaria, che però stanno intraprendendo dei percorsi per introdurle). La stessa Unione europea ha adottato un Regolamento, il 452 del 2019, che individua una serie molto consistente di settori in cui è possibile intervenire, nei confronti di investitori extra-europei, in caso di pregiudizio alla sicurezza e all’ordine pubblico. Per quanto riguarda poi lo specifico caso italiano, il golden power si trasforma, accogliendo nel proprio raggio di applicazione sempre più settori, anche grazie al recepimento, di fatto, del Regolamento europeo: non vi sono più solo i tradizionali settori della difesa e sicurezza nazionale e le reti infrastrutturali (trasporti, comunicazioni, energia), ma si aggiungono il settore finanziario, quello alimentare, la salute, le tecnologie critiche, la pluralità dei media e via dicendo. In sostanza, una estensione considerevole che ha sottoposto al controllo dello Stato sempre più operazioni. Una corsa alle armi giuridiche, specie quando di mezzo c’è Pechino.
3. I sensori Cyber e la centralità delle tecnologie
Nel 2022 vi è il rinnovo triennale del patto parasociale di Pirelli, con decorrenza dal 19 maggio 2023. I cinesi diventano più assertivi, anche se, come è stato sottolineato da molti, a livello sostanziale il nuovo patto non introduceva cambiamenti troppo significativi. Però il gruppo Sinochem/ChemChina, attenzionato anche dal Pentagono, inizia ad essere sempre più orchestrato dal Partito e, in Pirelli, comincia a volere partecipare maggiormente alle decisioni strategiche. Da qui, la notifica del patto e l’esercizio dei poteri speciali. In base a cosa una società attiva nella produzione di pneumatici è stata considerata strategica al punto da consentire l’intervento governativo? Rileva in merito proprio la progressiva estensione dei settori di cui sopra e, in particolare, la centralità delle tecnologie. Difatti, con un’interpretazione a tratti opinabile, la strategicità di Pirelli è stata giustificata dal governo in virtù dello sviluppo da parte della stessa di particolari sensori cyber per gli pneumatici in grado di immagazzinare dati sensibili destinati a molteplici usi. Così si legge nel comunicato stampa di Palazzo Chigi: «Tali sensori sono in grado di raccogliere dati del veicolo riguardanti, tra l’altro, gli assetti viari, la geolocalizzazione e lo stato delle infrastrutture. Le informazioni così raccolte possono essere trasmesse a sistemi di elaborazione cloud e super calcolatori per la creazione, tramite intelligenza artificiale, di complessi modelli digitali utilizzabili in sistemi all’avanguardia come Smart city e digital twin. La rilevanza di questa tecnologia Cyber è individuabile in una pluralità di settori: automazione industriale, machine to machine communication, machine learning, manifattura avanzata, intelligenza artificiale, tecnologie critiche per la sensoristica e attuatori, Big Data e Analitycs». Una tecnologia, in definitiva, considerata «di rilevanza strategica nazionale».
4. La notifica del patto parasociale: la prevalenza della sostanza sulla forma
Rinnovo del patto parasociale, assertività cinese e tecnologia strategica hanno giustificato l’utilizzo dei poteri speciali. In merito, vi è un tema, di carattere tecnico-giuridico, che vale la pena menzionare. Infatti, da un punto di vista formale, i patti parasociali non sarebbero, a ben vedere, contemplati dalla disciplina del golden power introdotta nel 2012. L’unico riferimento esplicito ad essi lo si rinviene in caso di acquisizioni, ma semplicemente in termini di computo per individuare la partecipazione rilevante. Per il resto, non vi si fa menzione: in altre parole, da nessuna parte vi è scritto che il patto parasociale rappresenta una operazione da notificarsi al governo ai fini del controllo golden power. Ad esempio, nel 1994, quando fu introdotta la golden share – istituto antesignano del golden power – il legislatore contemplò in modo espresso i patti parasociali, prevedendo un potere di gradimento alla loro stipula in caso di superamento di una certa soglia di rilevanza (un ventesimo del capitale). Dopotutto, è chiaro che i patti abbiano una influenza notevole nella vita della società. Ma nella disciplina del 2012 questo richiamo non vi è stato. Sicché, il momento del controllo governativo va: a) o anticipato al momento dell’acquisizione; b) oppure posticipato al momento della delibera, atto o operazione dell’impresa che modifichi il controllo. Ossia, in questo secondo caso, una delibera degli organi sociali. Il patto parasociale è, invece, un accordo privatistico tra soci, che non impegna in alcun modo la società – difatti, se un paciscente vota in modo differente rispetto a quanto previsto nel patto parasociale e grazie a tale voto viene adottata la delibera assembleare, tale delibera è senz’altro valida (il socio paciscente sarà semplicemente responsabile verso l’altro socio paciscente). Il meccanismo del 2012, insomma, trascura la dimensione dei patti parasociali e la loro rilevanza nella vita dell’impresa, focalizzandosi o sulle acquisizioni o sulle delibere (assembleari o del cda). In questo caso, da un punto di vista formale, la notifica si sarebbe dovuta effettuare, eventualmente, nel momento della delibera assembleare confermativa di quanto pattuito nell’accordo parasociale (se idonea a modificare, ad esempio, il controllo). Il che, a ben vedere, avrebbe forse condotto il caso Pirelli ad altri esiti e storie. Ciononostante, tali appunti di carattere formale-testuale debbono confrontarsi con la sostanza, ossia con la politica. Ed è questa la ragione per cui il patto parasociale è stato notificato, senza che in ambito mediatico ma anche dottrinale vi siano state tante discussioni; alla fine, per ragioni sostanziali e di opportunità politica, si è anticipato il momento della notifica, per non rischiare stravolgimenti a giochi fatti. Aspetto che ci dice molto delle normative protettive: spesso la sostanza conta più della forma, la politica più del diritto, e l’appunto testuale-formalistico, seppure corretto (come, a parere di chi scrive, è questo), finisce per lasciare il tempo che trova.
5. Le condizioni: la riscrittura del patto parasociale
Un ultimo aspetto interessante sollevato dal caso Pirelli è quello relativo all’ingerenza governativa tramite le condizioni. Difatti, il governo ha, sostanzialmente, riscritto il patto parasociale. Nel nuovo accordo, aggiornato dai soci il 21 giugno 2023 secondo le prescrizioni indicate nel dpcm del 16 giugno 2023, si legge che: «Il DPCM Golden Power ha considerato che le sue prescrizioni hanno lo scopo di approntare una rete di misure complessivamente operanti a tutela dell’autonomia di Pirelli e del suo management, nonché a protezione delle tecnologie e delle informazioni di rilevanza strategica possedute dalla società». Dopodiché, nella sostanza e in via di sintesi, il governo blinda innanzitutto l’amministratore delegato, che dovrà essere designato dal socio italiano, a cui sono riservati i poteri e le “materie significative” di cui al paragrafo 5.1.6; affida allo stesso la proposta di qualsivoglia delibera avente ad oggetto gli asset strategici, prevedendo una gravosa maggioranza di 4/5 per eventuali decisioni contrarie, così come per la nomina e revoca dei dirigenti; per gli organi delegati è prevista l’individuazione esclusiva tra gli amministratori designati da Camfin; al punto 5.2. si vincola qualsivoglia modifica della governance e dei patti alla notifica ai sensi del golden power (il che non è banale: significa introdurre una notifica che, lo si ripete, a livello testuale non sarebbe prevista); al punto 6, si esclude ogni controllo, direzione e coordinamento del socio cinese per quanto concerne, tra gli altri, piani strategici, ricerca e sviluppo, strategie operative. Nel complesso, una ingerenza nient’affatto trascurabile nella governance societaria, che nel concreto esclude il socio cinese, di maggioranza relativa, dalla gestione di Pirelli.
6. Conclusioni
Il caso Pirelli è, dunque, per certi versi, da manuale. Dice tanto su questa fase storica, su come sia cambiato il mondo in otto anni, su quanto normative quali il golden power siano intrise di fattori politici, su come le tecnologie detenute saranno sempre più centrali nelle decisioni dei governi, sul rapporto tra forma e sostanza. Trattasi di un caso meritevole di attenzione, utile per comprendere i molteplici fattori che intervengono in una singola operazione. Al netto di dietrologie politiche e altri aspetti che possano avere influito nel caso di specie, sul piano giuridico, oltre che politico, questa vicenda è senz’altro idonea a fare scuola.